Il Sorriso di Eva non si è spento

 

Eva Ferrandi, un piccolo angelo biondo di soli 6 anni, è stata colpita improvvisamente da un malore che, col passare delle ore, si è rivelato più grave fino ad essere irreversibile. Ma il suo sorriso non si è spento per sempre perché i suoi genitori, con coraggio, generosità ed altruismo, hanno acconsentito che altre persone potessero vivere o vivere meglio.

È successo lo scorso aprile. La famiglia Ferrandi abita a Madonna di Lonigo: la mattina di domenica 18 aprile, dopo una notte trascorsa in un sonno un po’ agitato, la bambina non reagisce ai tentativi della madre di svegliarla: «L’abbiamo portata al Pronto soccorso di San Bonifacio – racconta il papà Davide – Da una prima Tac hanno scoperto che c’era un accumulo di liquido nel cervello che creava una forte pressione. Hanno deciso di trasportarla all’ospedale Borgo Trento di Verona: siamo partiti anche noi, e quando siamo arrivati ci hanno detto che durante il viaggio la situazione si era aggravata». A quel punto Davide e Alessia, la mamma di Eva, increduli e frastornati, riescono solo a pensare che sono nel posto giusto, un ospedale attrezzato, sono fiduciosi perché vedono il personale impegnato, attento e premuroso. I sanitari prospettano un intervento per alleviare la pressione endocranica: «Abbiamo acconsentito. Dopo molte ore ci hanno detto che Eva aveva superato l’intervento, era una ciste di natura benigna, l’avevano tolta ma restava da capire se il liquido si potesse riformare». Il lunedì trascorre in una situazione pressoché stabile. All’una di notte genitori rincasano per per riposare qualche ora, ma subito squilla il cellulare: la situazione si è aggravata. «Siamo subito ripartiti verso l’ospedale e in auto ci siamo preparati al peggio – racconta Davide Ferrandi -. Eravamo d'accordo che, nel caso in cui non ci fosse stato più nulla da fare, avremmo donato gli organi di Eva per dare a qualche altro genitore la speranza per il proprio figlio». In piena notte, con il cuore gonfio dell’angoscia più pesante, due genitori pensano che, se non ci fosse più stata speranza per la loro bambina, allora poteva essercene per altri genitori che come loro vivevano l’angoscia della malattia per il proprio figlio.

In ospedale la terribile notizia: Eva non c’era più, ma i suoi organi erano ancora vitali. Si è proceduto al prelievo. Un po’ di tempo dopo ai genitori è stato comunicato che il fegato, i reni e le cornee sono stati ricevuti. Così cinque persone portano sul viso un sorriso speciale, quello di Eva. Papà Davide e mamma Alessia stanno imparando a convivere con l’assenza di Eva, attorniati dall’affetto dei loro cari, degli amici e di una comunità che si stringe attorno a loro.

Hanno voluto che tutte le offerte ricevute in occasione del funerale fossero devolute a Vittoria, una bambina coetanea e concittadina di Eva, che abbisogna di cure continuative e molto impegnative sia economicamente sia fisicamente. Questo loro gesto ha spinto altri a donare somme in denaro, in alcuni casi il corrispettivo delle bomboniere per la cresima di alcuni ragazzi della parrocchia.

Il 13 settembre scorso Eva avrebbe iniziato la prima elementare. Le insegnanti della sua scuola, che avevano insegnato al fratello Mattia, 12 anni, hanno pensato di piantare un albero nel giardino dell’istituto e i compagni della scuola dell’infanzia Mancassola, frequentata da Eva Ferrandi fino allo scorso 16 aprile, lo hanno decorato con fiori realizzati da loro. Al funerale le maestre dell’asilo hanno detto: «L’addio per i bambini non esiste, è più bello dirsi ‘ciao’: Ciao Eva». Ed è così, perché una parte di Eva continua a vivere.

Quindi… Ciao Eva!

di Isabella Bertozzo

 (tratto da Rivivere n.69, Natale 2021)

 

 

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